Architetture di semi tra fiori barocchi e contemporanei

la repubblica napoli / 21 settembre 2020


Capodimonte/Trisorio

Piccole e delicate sculture, fatte con semi di diverse piante, prendono forma e colore all'interno dello Studio Trisorio. Autrice di queste architetture botaniche in miniatura, la tedesca Christiane Löhr, che venerdì alle 16 inaugura una personale con un ciclo di nuovi lavori negli spazi alla Riviera di Chiaia, 215 (fino al 4 dicembre).
Il giorno dopo, sabato alle 11, l'artista sarà inoltre protagonista di una nuova tappa del ciclo "Incontri sensibili" – curato da Sylvain Bellenger e Laura Trisorio, in collaborazione con Tucci Russo Studio per l'Arte Contemporanea – con alcune opere messe in dialogo con una natura morta di fine Seicento, il dipinto di Andrea Belvedere dal titolo "Ipomee e boules de neige" (1680-1690 ca.) della collezione del Museo e Real Bosco di Capodimonte (fino al 10 gennaio). Belvedere, napoletano, oltre che pittore anche letterato e filodrammatico, definito con una espressione dell'epoca "fiorante", ossia pittore solo di fiori. Di lui scrisse il biografo di artisti De Dominici, che ce lo fa ritrovare alla corte spagnola dopo il 1694, da dove poi andrà via in conflitto con Luca Giordano, anche se pare invece che avesse lasciato il suo posto a corte per la morte del re spagnolo Carlo II, nel 1700.
«Come per Andrea Belvedere – scrive il direttore di Capodimonte Bellenger – pittore di un'altra epoca, esponente del barocco napoletano, anche per Löhr la natura è viva e dalle sue composizioni, che lei chiama cupole, emana una forza vitale, spensierata certamente, ma anche preoccupante, quella di un'altra forma di pericolo derivato dalla fragilità della materia».
Christiane Löhr, nata Wiesbaden nel 1965, che vive e lavora tra Colonia e Prato, è stata allieva di di Kounellis a Dusseldorf. Sin da bambina ha sempre avuto un rapporto diretto con la natura che le ha insegnato a lavorare in solitudine. «Ho costruito una teoria molto personale – ha ripetuto più volte l'artista – Si tratta dell'osservazione sulle "forze" che si esprimono nella natura, così come nell'architettura». Grande feeling tra l'autrice e la natura, dunque. I semi di diverse piante spontanee e coltivate, come cardi, edera, bardana, diventano materiali per le sue sculture di piccole dimensioni, oppure utilizza crini di cavallo per delineare la trama dei suoi "disegni" tridimensionali", esili tessiture a tutto tondo, installazioni impalpabili che possono stare nel palmo di una mano o occupare grandi ambienti. Le opere di Christiane Löhr hanno una presenza silenziosa all'interno degli spazi dell’arte e raccontano di luoghi naturali e lontani dagli spazi urbani privi di verde. Il rapporto che crea con queste creature erbose è fondato sulla impalpabilità e la fragilità, ma anche sulla resistenza e la resilienza che ci insegna la natura stessa. Lo spettatore quasi intimidito dalla loro presenza: si accosta con rispetto, quasi temendo poter in qualche modo, avvicinandosi troppo provocarne la sparizione, nel vento o nella memoria remota.

Renata Caragliano
Stella Cervasio 


 
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