Ramistella, da Trisorio in mostra l’altra Sicilia

corriere del mezzogiorno / 10 dicembre 2021


 

Immagini di bambine che giocano, di vallate con cavalli e pecore, di mani anonime di guaritrici, di uomini a bordo dei loro pescherecci. Volti, animali, paesaggi, dietro ai quali, però, c’è sempre immancabile una storia.

Sono alcuni degli scatti che la fotografa siciliana Roselena Ramistella presenta da stasera alle 18 nella galleria di Laura e Lucia Trisorio per la sua prima mostra napoletana. Il ciclo che si propone davanti agli occhi dei visitatori è un vero e proprio viaggio, che peraltro l’artista di Gela ha raccontato anche in un intenso docufilm, «L’isola delle femmine», realizzato per Sky e presentato all’ultima edizione di Artecinema. Al centro dell’itinerario una selezione tratta dai suoi progetti: «Deepland», «Le guaritrici», «Men of Troubled Waters», «I giochi di Sophia», «Be Twins». Ovvero il suo percorso a dorso di mulo nelle valli della Sicilia più nascosta alla scoperta di giovani pastori, di donne che combattono contro la nuova mafia della terra o di una ragazza inglese giunta con la sua famiglia in Sicilia per allevare cavalli e vivere in libertà la sua passione per la natura. «Quella di Pippa – spiega Roselena nel video – è stata una bellissima scoperta perché è come se mi specchiassi in questa ragazza che amava la natura che con i suoi cavalli viveva in maniera selvaggia».

E ancora le mani delle «majare», guaritrici e fattucchiere senza età di un’isola senza tempo, o il progetto sulla giovane Sophia, una bambina figlia di genitori separati capace di crearsi un mondo tutto suo, e quello sulle gemelle, uniche persone al mondo a non aver conosciuto mai la solitudine.

Infine Mazzara del Vallo, alla fine del viaggio, dove Roselena incontrare i capitani coraggiosi, uomini di mare che con le loro imbarcazioni hanno salvato migliaia e migliaia di vite umane, o le figlie di un pescatore musulmano ma da sempre radicato sull’isola, in attesa del padre finalmente liberato dalla guardia costiera tunisina e di ritorno a casa.

«Credo – conclude l’artista – che la fotografia abbia la responsabilità di svelare, di raccontare, di testimoniare e di farti fare delle domande, esattamente come faccio quando mi appresto a uno scatto, trovando spesso delle risposte anche su chi sono io».

Stefano de Stefano

 

 
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