Rebecca Horn. Performance dell’assenza

corriere del mezzogiorno / 10 marzo 2022


Tornano a Napoli i lavori dell’artista tedesca famosa per le «capuzzelle» al Plebiscito
«Lo stato dell’anima» è il titolo dell’esposizione da sabato allo Studio Trisorio di Chiaia

A Napoli tutti ricordano Rebecca Horn per le sue «capuzzelle», ovvero, per l’installazione «Spiriti di madreperla» con i teschi, ripresi dalle tradizioni cultuali napoletane, impiantati sul selciato al Plebiscito durante le feste di Natale del 2002. Una delle opere più rappresentative dell’era bassoliniana dell’arte contemporanea nelle piazze napoletane. Ma, precedentemente, nella poetica delle «estensioni corporali» che da sempre hanno segnato il linguaggio espressivo e concettuale dell’artista tedesca, la sua presenza fisica è stata la condizione necessaria affinché la dimensione performativa avesse luogo. «Un modo – ha più volte ripetuto – per “correggere” il corpo, dare vita a uno nuovo e amplificare i sensi per dilatare le emozioni per un differente e più intenso approccio con il mondo». Pensiamo alle celebri «Einhorn» (Unicorno) del 1973 con il grande copricapo appuntito e a «Finger Gloves» del 1974, in cui l’artista tedesca indossava delle vere e proprie extension di unghie, lunghe fino a toccare entrambe le pareti dello spazio espositivo.
Oggi, a 78 anni, nella mostra «Lo stato dell’anima», che si inaugura sabato alle 11 nello Studio Trisorio, il rapporto fra il gesto performativo e quello fisico si ribalta, lasciando all’atto in potenza la responsabilità di testimoniare l’idea contenuta nell’opera.
Una sorta di performance dell’assenza, che non smarrisce però il senso più profondo delle scelte ideali (e radicali) della scultrice di Michelstadt, fortemente legate alla sua sensibilità femminile insieme potente e delicata.
I visitatori della galleria della Riviera di Chiaia si troveranno di fronte tracce di percorso, che, senza cadere nella retorica del ciclo antologico, sintetizzano quel linguaggio giunto ai massimi vertici dell’arte europea, come confermano le recenti mostre al Centre Pompidou Metz, al Tinguely Museum di Basilea, al Bank Austria Kunstforum di Vienna, e prossimamente alla cinquantanovesima Biennale di Venezia.
«Lo stato dell’anima» procede invece per campionature che vedono in «La macchina nuziale prussiana» il focus principale, altare laico sul fondo della galleria. Un’eleganza formale mista ai contenuti più intensi del femminismo horniano, con le 12 scarpe bianche da sposa galleggianti e imbrattate dagli schizzi di pittura blu dei pennelli meccanici sistemati in alto. Un movimento, tecnico e non più fisico, ma pur sempre dettato da una spinta emotiva e passionale. Logica che attraversa anche i tre «Bodylandscapes», riferimenti all’action painting americana, e nelle restanti sculture meccaniche come «Il serpente a dieci teste», un ventaglio di grandi pennelli roteanti, «La trinità del desiderio» e il più sensuale «I seni della trinità», entrambe con conchiglie eroticamente allusive.
La mostra sarà visitabile fino al 14 maggio.

Stefano de Stefano


 
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Rebecca Horn, a Napoli la mostra «Lo stato dell'anima»

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Mostra "Rebecca Horn — Lo stato dell’anima" a cura di Laura Trisorio, a Napoli