Marisa Albanese

 

Combinato disposto

12 luglio — 21 settembre 2014

Marisa Albanese e Roberto Marchese presentano un progetto espositivo, intitolato Combinato Disposto, Patrocinato dal Comune di Ischia e dal Museo MADRE, a cura di Michela Casavola, nel quale opere recenti e inedite, alcune site-specific, si pongono in dialettica relazione tra loro e con gli spazi della Torre di Guevara.

L’incontro tra i due artisti dà vita a un “intreccio” linguistico multimediale (caratterizzato da installazioni e sculture ambientali, disegno e fotografia, tecnologie analogiche e digitali) che veicola una vera e propria simbiosi, uno scambio di visioni su tematiche e contesti affini. Da ambiti antropologici e sociali (Marchese) si passa a questioni sulla condizione dell’uomo contemporaneo, nomadismo e spostamento identitario (Albanese). Un percorso tra “nonluoghi” (per citare Marc Augè) caratterizzato da input visivi eterogenei per incontrare le tracce archeologiche e geografiche della surmodernità, accompagnati da riferimenti al superamento della condizione di mobilità, associati all’ipotesi di un nuovo habitat quotidiano, capace di ridisegnare la vicenda contemporanea e i suoi fenomeni.

Marisa Albanese crea nuove mappe con polvere di metalli nell’opera Cosa ferma le altalene?. In questa installazione un gruppo di cinque altalene in vetro spostano, mediante un magnete posto sotto la loro seduta, la polvere di ferro distribuita tra due lastre, componendo un motivo iconico momentaneo, che varia a seconda dell’oscillazione dell’altalena. La polvere si dispone secondo percorsi liberi, elettrici, sottostando alla densità del campo magnetico. L’artista non soltanto inventa mappe geografiche, con polveri metalliche o con il sale, come vedremo nell’opera inedita che realizzerà espressamente per una grande sala della Torre di Guevara, ma disegna anche in modo inventivo il viaggio e il transito. Nel ciclo Diariogrammi i disegni divengono grovigli di segni di fronte ai quali si è spinti a cercare un’immagine, a ricostruire un senso figurativo, fino a che non si coglie la vera immagine lì custodita: l’immagine di un corpo fermo che si muove, un’apparente unità organica statica che cela in realtà un flusso di energia in attesa di esplodere, di deflagrare. È la traccia di quella diffusa potenza immanente che rimane inesplosa solo perché sepolta da una smisurata produzione di flussi immunizzanti. Traccia che testimonia il lavoro dell’artista, narrando, come fu per gli antichi viaggiatori del Grand Tour, la potenza creatrice del proprio sguardo, delle proprie mani, della propria ragione critica, fino a compiere nella sua forma più alta il nostro viaggio. In Marisa Albanese si può cogliere, attraverso la leggerezza del tratto, tutto il “peso” del nostro tempo, della vita in transito, nonché l’essere in viaggio. 

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