Emozioni d’artista nelle carte di Carroll

il mattino / 29 settembre 2022


Il potere del bianco: allo Studio Trisorio in mostra i disegni (e due sculture) dell’australiano scomparso 3 anni fa

«Ogni dipinto è una storia che racchiude tante storie, stratificazioni, ricordi che svelano l’anima di Lawrence Carroll. Ma appaiono solo in parte, perché ogni dipinto nasconde anche la sua intimità. Ho selezionato queste opere per mostrare le varie facce di Lawrence: era un artista con tantissime idee, con una grande capacità tecnica, ma per lui contavano solo le emozioni. In tutti questi lavori io vedo la sua umanità, la forza della mano dell’artista che non insegue la bellezza ma i sentimenti». Così Lucy Jones Carroll, la vedova dell’artista australiano scomparso tre anni fa, spiega le sue scelte per la mostra che inaugura oggi allo Studio Trisorio (ore 18.30 Riviera di Chiaia 215): un’ideale continuazione della grande retrospettiva che si è appena conclusa al museo Madre, e che mette in esposizione opere su carta – e di carta – tra i disegni incorniciati, altri montati su tele di grandi dimensioni, altri ancora che diventano sculture. «In realtà si tratta di “Table Painting” – spiega la curatrice – per lui infatti non erano sculture ma un’estrema forma di disegno, un disegno aperto nello spazio, che si costruisce quasi spontaneamente nella sua tridimensionalità. Lawrence si sentiva molto libero nel farli, per lui rappresentavano momenti di grande gioia».
A ventisette anni dalla sua prima mostra in galleria, le Trisorio rendono così omaggio a un grande artista che grazie a loro è stato fortemente legato a Napoli. Nel libro che racconta la loro storia d’arte, Lucia Trisorio ha scritto che vedendo la prima volta i lavori di Carroll a Basilea, «è stato amore a prima vista e ho subito cominciato a sognare di organizzare una sua mostra a Napoli», cosa che puntualmente accadde nel 1995. Ѐ da allora che abbiamo avuto modo di innamorarci anche noi di quella sua pittura corposa, palpabile, in cui stratificazioni di materiali si sovrappongono a raccontare storie.
Ogni suo quadro ha un cuore che si palesa in inserti di legno, reliquie di tessuto, spezzoni di pagine di giornali che fondono memorie collettive a memorie personali, aprendo finestre su incroci di mondi. Ma il punto di forza resta l’incontro con il bianco, che è di una qualità particolarissima e forse tanto bianco non è: piuttosto si tratta di una biacca pastosa, un susseguirsi di sfumature che trasmettono luce, lasciando trasparire segni, grafemi, tracce di spatole, accenni di paesaggi spettrali congelati in minime variazioni cromatiche. Questi disegni testimoniano la parte più intima del lavoro di Carroll, la sua poetica che si amalgama nel silenzio e nello scorrere del tempo. Le sculture invece raccontano anche le sue origini povere: sono realizzate con materiali di recupero, assemblaggi di piccole assi di legno a creare strutture geometriche, con parti di cartone su colonne fatte di pezzi di travi. Brandelli di quegli stessi legni vanno ad animare anche i disegni, insieme a inserti di cera e scritte, in un insieme di grande armonia.
Anche le fotografie, bellissime e struggenti, ripropongono un gioco di accumuli con dettagli di paesaggi annegati nel bianco, la fuga di una fila di alberi, una strada che si perde nel nulla congelato, il primo piano di una palla di neve impiccata a una corda. E tutto sfuma in albe inondate di luce lattiginosa.

Alessandra Pacelli


 
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