Eulalia Valldosera, Plastic Mantra presso Studio Trisorio

eroica fenice / 20 dicembre 2016


Fino all’11 febbraio 2017, presso lo Studio Trisorio, è in mostra Plastic Mantra dell’artista catalana Eulalia Valldosera.

Le installazioni presenti nell’esposizione hanno la capacità di riuscire a far confluire i pensieri del visitatore verso molti spunti di riflessione sulle condizioni dell’ambiente marino.

Allo spettatore che ha accesso alle sale oscurate della mostra viene data la possibilità di dialogare con le opere realizzate da Eulalia Valldosera.

«Vengo da lontano per onorare la tua terra, un messaggio ti chiedo, o Sibilla guida i miei passi. Le acque mi chiamano, chiedono aiuto».

L’iconografia di una Sibilla è presente nella prima sala. Un mantello fatto di cellophan si muove con l’aria che lo sostiene, come a volerne definire un volume. Il suo fruscio ne indica la presenza nella penombra riuscendo a far rievocare lo spirito di una medium.

Una macchina di giochi d’acqua e di luce appare sulla parete della prima sala, è la Fonte dell’incontro.

Il primo recipiente è illuminato da una luce gialla, il secondo da una rossa, rappresentano l’olio e il vino. I due utensili da cucina, immagine di ampolle che provengono dal passato, rilasciano un liquido che si unisce come a rievocare la circolazione e la forza nel corpo umano.

L’immagine che viene restituita richiama l’apparato genitale femminile, descrivendo con flussi di luce il legame, che deve essere in ogni luogo, primario con la madre terra.

«Plastica invertebrata, sei viva e il tuo sonno mi ricorda il pianto degli esseri dell’acqua che vogliono tornare al loro nido originario, sporchi e contaminati da te».

Verso la ricerca di radici ancestrali si affronta la seconda sala che racchiude il viaggio nel viaggio affrontato da Eulalia Valldosera.

La narrazione nel video della seconda sala è il risultato delle voci dei luoghi che ha visitato l’artista, mentre le immagini racchiudono come in una sorta di primitivismo, gestualità ormai dimenticate, che rievocano il legame tra le parti in contatto con la Valldosera.

Come una preghiera la luce purifica nella Fonte del perdono gli avanzi delle vite che hanno insozzato il nostro pianeta. Una fonte di acqua illuminata sgorga per poter dilavare una pila di stoviglie provenienti da diverse epoche, giustapposte a mo’ di vortice.

Come se fossero in equilibrio precario si ritrovano stratificati l’uno sull’altro, frutto l’uno del precedente, il presente figlio del passato.

L’esposizione inoltre continua con delle immagini che descrivono lo scempio che l’uomo arreca alla natura, al mare, ogni giorno.

L’acqua un tempo fonte di vita, è oggi ridotta purtroppo a luogo di morte. Stiamo irrimediabilmente distruggendo le nostre radici.

Plastic Mantra è come un canto, una richiesta per intervenire, per guarire le acque marine e dell’isola di Capri.

«Prendi i tegami, togli il pane e le catene delle prigioni, mettici dentro il vino e l’olio che galleggeranno sull’acqua, creando un bel succo chiaro del quale si nutriranno le lampade e le luci che guariscono le pene dei visitatori. L’amore è l’unica condizione per la sopravvivenza».

Cosimo di Giacomo


 
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