Gli insegnamenti di Dorothea Lange

il giornale dell’arte / 10 giugno 2016


Due mostre, a Napoli e nel Castello di Postignano, documentano il lavoro della fotografa americana, pioniera della fotografia documentaristica e di denuncia sociale

Napoli e Sellano (Perugia). Dyanna Taylor, nipote di Dorothea Lange e regista del documentario «Dorothea Lange: Grab A Hunk of Lightning», così restituisce gli insegnamenti ricevuti dalla nonna: «Le sue fotografie rivelano i soggetti in maniera diretta, senza artifici. Il suo senso di bellezza nella verità inalterata è semplice ma potente. Le parole di Dorothea sono parte di me. "Vedi cosa è veramente lì. Guardalo. Guardalo". Questo il dono che mi ha fatto». Tale monito introduce alla doppia retrospettiva sulla Lange (Hoboken, New Jersey, 1895 – San Francisco 1965), pioniera della fotografia documentaristica e di denuncia sociale.
La mostra si articola in due diverse sedi: allo Studio Trisorio a Napoli dal 9 giugno al 15 settembre, «A visual life» con circa 30 fotografie scattate fra il 1930 e il 1940; al Castello di Postignano (Sellano, Perugia) dall'11 giugno al 9 gennaio 2017, «The camera is a great teacher», a cura di Gennaro Matacena e Matteo Scaramella.

Nota per «Migrant Mother» (1936), in cui sintetizza la dolorosa crisi degli States attraverso la triste rassegnazione di una madre circondata dai suoi figli, la Lange ha saputo raccontare uno spaccato dell'America provata dal disagio sociale e dalla Grande Depressione. Su commissione della Farm Security Administration, programma a cui la introduce l'economista e futuro marito Paul Taylor, documenta la povertà degli agricoltori, la migrazione di intere famiglie, l'abbandono delle campagne a causa della desertificazione provocata dalle tempeste di sabbia. Il dolore dei soggetti non è mai tradotto in commiserazione, ma è sintesi di umanità e sofferenza, fierezza e dignità, nonostante gli eventi. Sposato Taylor nel 1935, la Lange realizza con lui American Exodus, libro che documenta l'esodo di più di 300mila immigrati in California alla ricerca di lavori agricoli; nel 1942 su commissione della Wra fotografa la deportazione forzata dei nippo-americani; mentre negli anni Cinquanta realizza servizi per «Life» e partecipa al progetto «The Family of Man» curato da Edward Steichen, direttore del dipartimento di fotografia del MoMA.

Olga Scotto di Vettimo


 
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